Reinier Rodríguez Arce (El Rival) è da poco rientrato a Cuba a seguito di un fortunato tour in giro per l’Europa. “De una manera original”, sta avendo un grande successo tra il pubblico, che ha apprezzato al massimo lo stile di questo singolare interprete della musica cubana.
L'album di El Rival "De una manera original" è disponibile su Cubamusic.comLe sue canzoni stanno andando forte anche tra gli amici di Cubamusic.com. Ma il successo non è per lui una novità: in oltre 10 anni di carriera ha collocato vari singoli ai primi posti delle classifiche di vendita e negli ascolti radiofonici, registrando assieme a stelle della musica urbana come Gente D’ Zona, El Chacal, Yakarta, El Yonki, Los 4…solo per citarne alcuni.
Ai fanatici del genere urbano Cubamusic.com regala questa intervista esclusiva con El Rival. Per oltre un’ora abbiamo parlato di umano e divino: dei suoi lavori recenti, della sua storia musicale, dei suoi segreti creativi… Assieme all’intervista potrete trovare nella nostra piattaforma tutta la musica di questo artista.
- Prima di tutto, come è stata questa esperienza in Europa? Si dice che la gente non ne ha mai abbastanza della tua musica.
“(Ride) Cosa vuoi che ti dica? Sebbene sia il mio secondo tour europeo, questa è stata la prima volta in cui sono davvero stato in Europa. La volta scorsa sono rimasto in Italia, mentre ora abbiamo attraversato, oltre all’Italia, la Svizzera, la Germania (Francoforte, Colonia) e la Polonia. Là il pubblico è stato fantastico, tanto che da 3 concerti previsti ho finito per farne 9.
Il pubblico latino di là è rimasto affascinato dalla mia musica. Non pensavo di trovare così tanti dominicani, così come altrettanto positiva è stata l’esperienza con i fans europei, forte, energica. Il tour è terminato solo perché non era possibile estenderlo oltre, ma stiamo già pensando di tornare vista l’esperienza.
6 mesi fa ho detto a mia madre che se in questo 2017 non trascorrevo il giorno del mio compleanno (23 settembre,
ndr) fuori da Cuba e in testa alle classifiche avrei smesso di cantare. E così è stato, il giorno del mio compleanno ero in Svizzera in un eccellente hotel che si chiama Eden. La gente deve mettere da parte diversi soldi per poterci trascorrere un giorno, e io stavo là, el mulatico de Marianao, a spassarmela
De una manera original.”
- Sei un compositore molto prolifico, si sa che componi in abbondanza e con facilità. Raccontaci un po’ della fase creativa che stai vivendo.
“Se te lo dico non ci credi. Non compongo più le canzoni in anticipo. Quando vado a registrare in studio ho bisogno solo di un microfono davanti a me e tutto quello che devo dire esce con facilità. Poi ascolto le registrazioni ed è tutto lì. Ho registrato con Gente D’ Zona, con Chacal e Yakarta, con gente che ne sa parecchio di Reggaeton e questo è il mio modo di cantare. Il microfono davanti è tutto ciò di cui ho bisogno per ispirarmi. Ho collaborato come compositore in gruppi importanti come la Charanga Habanera, Pachito Alonso y sus Kini kini, tra gli altri. Non sono uno di quegli artisti che si siedono e scrivono musica e testi su un foglio di carta, niente di tutto questo, io creo
a caldo me mie rime.”
- Cosa pensi della volgarità nella musica, dei toni osceni e denigranti, soprattutto verso la donna, nella musica urbana?
“Su Cubamusic.com puoi vedere tutti i miei dischi, e non troverai in nessuno di essi alcuna canzone offensiva o in cui si parli di sesso in forma esplicita, tantomeno nei confronti delle donne. Ognuno è cosciente di quello che fa, non voglio riferirmi a nessun artista in particolare né al suo lavoro, ma per creare una connessione con il pubblico non serve ricorrere a questo.
In fin dei conti, la vita dimostra che solo quelli che davvero hanno talento restano. Gli altri stanno nel dimenticatoio. Cose come “prendo la mia donna per i capelli e le faccio questo e quello” non hanno nulla a che vedere con il talento.
Ai ragazzi, rappers, reggaetoneri in erba… credo che non possano avere riferimenti solo tra di loro, piuttosto dovrebbero guardare altrove, musicalmente parlando, è questa l’unica maniera di crescere, di fare qualcosa di buono. Io appartengo a una generazione della musica urbana già più cresciuta, dove tutti abbiamo sempre sognato in grande guardando a chi sta sopra di noi.”
- La musica deve occupare gran parte del tuo tempo, ma raccontaci un po’ di più di Reinier, la persona che sei quando El Rival scende dal palco.
“Beh, non posso dirti qual è il mio piatto preferito, altrimenti poi tutte le fans vogliono cucinarmi la stessa cosa, hahaha. Seriamente, sono una persona semplice, con gusti semplici. Non sai quanto mi piace a volte un bel piatto di riso, con platano maturo e un ovetto fritto, haha.
Ieri, per esempio, ho lavorato fino a tarda serata e oggi sono corso da un gruppo di ragazzi qui di Marianao, che volevano che gli sistemassi una canzone. Perché io sono nato e cresciuto qui a Marianao, mi piace aiutare tutti quanti.”
- Quali impegni costellano la tua vita?
“Io ho due impegni molto importanti, uno è mia madre e l’altro i miei santi. Sono babalawo (sacerdote della religione Yoruba,
ndr). La mia religione è la cosa più grande, i miei santi, il mio Orula.. è tutto qui come lo vedi. I miei santi mi proteggono, Changó è fermo sulla porta e fa in modo che chiunque venga con cattive intenzioni se ne vada.”
- Un messaggio per il pubblico che ti sta aspettando in Europa?
“Presto ci vedremo, verrò in Europa in grande stile, in una maniera originale!”
Dopo un colloquio molto divertente con le esperienze del Rival, Cubamusic.com si congeda dall’artista, che ci ha accolto come amici di famiglia. Là, nel municipio di Marianao, Reinier Rodríguez Arce è nato e vive ancora. Il suo
barrio lo riempie di energia e di nuove ispirazioni per la sua arte, è un luogo autentico dove tutti lo conoscono e lo amano. Ricordando i suoi inizi nel mondo della musica, in quelle stesse strade, ci ha raccontato un’ultima cosa prima di salutarci.
“Ricordo ancora un concerto del Médico de la Salsa, a fine anni ‘90. Mia madre mi aveva dato il permesso di andarci perché era vicino casa; ricordo che era nella calle 124. Se vedete qualche registrazione di quel concerto, noterete un ragazzino mulatto di circa 10 anni, lì davanti, incollato alle transenne: quel ragazzino ero io. Da quel momento in poi la musica mi ha sempre accompagnato, sempre in maniera completamente originale.”